(Tilla Durieux Come Circe-Franz Von Stuck)
Non guardarmi con quegli occhi,
tristi, spaventati, accusatori,
consapevoli del proprio futuro.
Sto solo per mostrarti il tuo volto,
la tua vera natura, nulla di più
di ciò che già sei e sarai.
E quando finalmente vedrai
ciò che vedo io, allora ne fuggirai,
rifugiandoti tra le mie braccia.
Da bambino, guardando L'Odissea a puntate, mi aveva spaventato con grande orrore la trasformazione degli uomini in porci, ancor più della scena in cui Polifemo accecato li agguanta e li divora. E a poco valeva che poi Ulisse riuscisse a liberare i compagni...mi rimaneva un'inspiegabile sensazione di angoscia e vedevo Circe proprio come dice qui la prima strofa.
RispondiEliminaE' quasi come se una volta intravista la nostra vera natura mostruosa non ci fosse più rimedio se non l'oblio o l'abbandono nelle braccia ambigue di Circe, cioè di chi ha il potere per giocare con quella mostruosità perché la conosce, l'attrae e la trasforma.
A meno di provare ancora a scavare, scavare fino sotto l'origine dell'apparente bestialità umana, per scoprire se forse prima c'era qualcosa di ancora intatto e innocente.
Ma leggendo ora la poesia quell'angoscia di bambino mi sembra tutt'altro che infantile