(La Caduta Di Lucifero-Gustave Doré)
Ti ho visto volare in alto,
puntare al sole e stracciare le nubi,
sfuggire al Mondo e osservarlo,
con stupore negli occhi lucidi.
Ti ho osservato mentre cadevi
e ti ancoravi alla terra per stringerla,
facendola sgranare tra le tue dita,
fino a farne tuo l'odore.
Seppur incatenato al passato eterno,
tanto che il tuo sguardo ancora riluce
di fiamme nere e sangue angelico,
vivi ora in membra umane.
Potrei sfiorar le piume immortali
delle tue ali con pelle di mortal anima,
posso dare alla luce che si infrange
su esse il nome di colori terreni.
Nere, rosse, bronzee, screziate
dalla morte, dal sangue e dal tempo.
Ma con esse ti fai scudo da me, Lilith,
che per prima ti donai ciò che ero.
Mostrami il tuo volto, l'onice
profonda che richiama l'ambra dorata
di queste mie iridi sconosciute che sole
svelano il demone che è già tuo.
Le umane passioni si incendiano
al tuo passaggio, la mia stessa natura
che ne è madre si inchina all'ombra
del tuo sguardo divino.
Dimmi chi sei, chi sarai per me?
Un'ancora o lo slancio verso il mondo?
La mia Luce, il cielo stesso a cui tendo,
o qualcuno che lo brucia con me?
Eccola! La n. 200! Capace di sorprendere per il traguardo di poesie scritte e per il suo contenuto: per nulla facile e scontata, anzi di una bellezza difficile, quasi sconvolgente, come qualcosa che si apre per non rimarginarsi tanto penetra nel vero oltre le apparenze comode.
RispondiEliminaE siccome tutte duecento sanno dire qualcosa di interessante, lasciando traccia nei pensieri, volendo rileggerle con calma allo stesso ritmo della pubblicazione ce n'è già per due anni!