lunedì 25 marzo 2013

Lamia

(Islands-Brad Kunkle)

"Chi sei tu che volgi a me le tue suppliche?
Chi, tu, la cui natura umana è stata trasfigurata
dal dolore e ora è persa nel peccato?
Tu, che preghi colei che prima fu dannata?".

Così Lilith incalzava il serpente, la donna,
colei che ai suoi piedi piangeva, le cui lacrime
scorrevano come il sangue e il peccato 
a creare un fiume infernale sulla Terra.

"Tu conosci il mio nome, mille notti
tra il sangue ti ho invocata, la tua vendetta
chiamavo per dei che mi hanno condannata
al tuo stesso destino. Lamia".

Così la donna rispose, subito, forte,
ma dentro di sé tremava di fronte al Demone.
Perché l'aveva invocata, cosa cercava in lei?
Così interrogandosi alzò il capo e la guardò.

Occhi rossi, di sangue, erano posati su di lei,
ma come la stavano guardando?
Lamia cercava la sua risposta in quelle iridi
pronta a donare ciò che rimaneva del suo destino.

"Lascia che io ti segua Lilith,
lascia che io sia la tua serva, comandami,
guidami, parlami, sempre, ora.
Non ho più nulla se non questo."

E la vergine nera non smise mai di guardarla,
mai tolse gli occhi da quell'anima martoriata.
La propria condanna era stata la solitudine,
che Lamia fosse l'assoluzione?

"Alzati donna, tu che preghi chi nulla 
ha da darti se non lacrime che si mischino
alle tue. Non pregarmi! Non adorarmi!
Cammina con me, piangi con me. Attendi con me."



"Lamia!" he cried - and no soft-toned reply.
The many heard, and the loud revelry
Grew hush; the stately music no more breathes;
The myrtle sicken'd in a thousand wreaths.
By faint degrees, voice, lute, and pleasure ceased;
A deadly silence step by step increased,
Until it seem'd a horrid presence there,
And not a man but felt the terror in his hair.
"Lamia!" he shriek'd; and nothing but the shriek
With its sad echo did the silence break.

"Lamia" 
John Keats

2 commenti:

  1. Bella! Un lavoro davvero degno della CENTESIMA poesia pubblicata.

    Riprende il tema di Lilith unendo perfettamente racconto e poesia. Fantasia e visioni immaginarie tendono a svelare di cosa è veramente fatta la natura umana, sempre in bilico tra il perdersi e il desiderio di essere salvata: un "cammino" fatto di "pianto" e di "attesa"...che il dolore diventi felicità, la solitudine compagnia e la bellezza presente.

    E in fondo anche la bellezza degli occhi è fatta per piangere finché non sia dato loro di sorridere.

    "And for her eyes: what could such eyes do there
    But weep, and weep, that they were born so fair?"

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  2. Cento!?!?

    Complimenti!

    Cento gocce del tuo sangue. Non grumi, cellule morte, ma linfa viva che sgorga inarrestabile dalla tua vita, dal dolore e dalla speranza.

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