lunedì 1 luglio 2013

Bestia

(La Tempesta-Auguste Rodin)

Posso sentire la tua carne,
il gusto della tua pelle
strette tra i miei denti.

Guardo i tuoi occhi
ma nulla vedo, se non
foschi colori, sbagliati.

Nulla è rosso, non abbastanza,
guance, labbra, tiepide
imitazioni della vita.

Così mordo e lo sento,
prima ancora di vederlo
lo gusto, un'unica goccia.

E la mia bestia emerge,
umana quanto basta
per gioire del tuo dolore.

2 commenti:

  1. Già! "Bestia, umana quanto basta". Così il male che fa è libero e consapevole, non istintivo e in fondo quasi ignaro.

    L'irriducibilità dell'umano pervade questa lucida e spaventosa descrizione. Molto efficace. Non so se sia più terribile e temibile pensare a sé come vittima oppure carnefice. Ma forse lo so!

    Questa bestia è il non umano, ma è anche - e ben peggiore - l'umano corrotto dal male fino alla volontà di nutrirsi del sangue altrui. E non incurante ma semmai assetato del dolore.

    Smarrita la pietà per gli altri, chi avrà pietà di lei?

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  2. L'emergere umano, non fantastico, della bestia rende reale proprio la paura, lo spavento. Non quello a cui siamo ormai troppo abituati...un divertimento, un passatempo eccitantre ma innocuo.
    E senza spavento reale chi sente ancora il bisogno di salvarsi, di essere salvato? Ma è un bisogno vero come la bestia che si può impadronire di me, di noi.

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