venerdì 5 agosto 2011

Lilith


Una luce immensamente brillante
Terribile per una creatura della notte.
Un demone del cielo
Al cospetto della vergine nera.

Perché è qui a interrompere
la mia immortale solitudine?
Perché si mostra alla signora dell’aria,
Della desolazione e della distruzione?

Mi mostra la sua forma umana
Pur non nascondendo la sua essenza divina.
Gli mostro la mia essenza demoniaca
Nascondendo la mia forma umana.

Non posso quasi sopportarne la perfezione
Da troppo tempo non vedo occhi in cui Egli si specchia.
Ma noto il suo sguardo
Occhi di cielo in occhi di fuoco.

Si avvicina a me
Le sue ali quasi si intrecciano alle mie.
I suoi capelli riflettono sui miei
Oro d’angelo su rubino di demone.

Ne intuisco i pensieri, la sua ricerca:
La mia umanità persa .
Crede di vederne un bagliore,
Ma l’ho lasciata nell’Eden insieme alla speranza.

E poi le sue labbra si muovono
“Lilith”, il mio nome.
Terrore, tremito, stridore
Ma non questa volta.

Anche la più terribile delle maledizioni
Esce come canto dalla sua bocca.
Ma non c’è solo delicatezza e pace,
Una melodia fatta di luce e oscurità.

Quando ho incontrato Lilith la prima volta ne sono subito rimasta affascinata, pur non conoscendola, pur non sapendo la sua storia mi ha rapita. Da mesi ci lavoro, faccio ricerche, e anche quando me ne dimentico essa torna prepotentemente tra i miei pensieri. E’ una figura oscura, frutto di tradizioni orali, da quella mesopotamica all’Ebraismo, fino alle religioni pagane più moderne. Quando pensavo a lei vedevo una figura bellissima e tremenda, da cui tutti ti mettono in guardia, e così volevo dipingerla, “una vergine nera dai capelli e gli occhi di fuoco, figlia di Satana, demone senz’anima”, ma quando alla fine l’ho fatto ho voluto descrivere la sua anima, nera e terribile, ma pur sempre anima. Forse in questo modo ho messo un po’ di me in lei, forse l’ho resa troppo umana, degradandola, ma non posso fare a meno di pensare alla sua immortale solitudine, lei che prima di Eva vide Dio, che prima di Eva disubbidì, lei che non ebbe mai un corpo e la mortalità. Non sono così presuntuosa da credere di capire cosa voglia dire essere colei che Lucifero stesso scelse per generare le umane passioni, ma posso capire cosa voglia dire sentire l’oscurità e sentire la luce venir meno, così come so cosa vuol dire sentire la luce che ti rischiara il viso dopo tanta oscurità.

Se l’angelo non è stato reale per Lilith, lo è per me.
Una luce che insieme alla mia oscurità crea una melodia.

1 commento:

  1. Pensavo che in fondo Lilith è un personaggio immaginario, anche se riferito a realtà vere e misteriose. Ma con la poesia prende un po' le sembianze di chi scrive e diventa "umanità" interessante. Quando vuole un piccolo essere imperfetto contiene più di mille inferni e paradisi e li oltrepassa.

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