lunedì 22 agosto 2011

Dolore

 (Il Vortice degli Amanti-William Blake)

Amico,
fedele e mai assente,
sicuro e affidabile.
Nessuno può confortarci più di lui,
nella sua suprema sincerità nel dirci
“mai ti abbandonerò”.

venerdì 19 agosto 2011

Vento

(Clouds-John Constable)

Non uno sguardo, né il tocco, o la presenza
O il suono, un profumo o la vista.
Nemmeno un respiro.
A niente di così concreto io anelo,
se non alla percezione
di un solo piccolo cambiamento 
dovuto alla tua esistenza.

Fenice

(Apollo e Dafne-Gian Lorenzo Bernini) 

Basta un solo attimo di vero amore
Amore  che tutto brucia
  che tutto divora
  che a tutto dà vita
Perché poi più niente ti dia calore
Perché poi più niente ti sazi
  e perché niente nasca più
  dalle tue ceneri.

"Pensandoti"

giovedì 18 agosto 2011

Corpo


Aria rarefatta, venti impetuosi
ma il mio respiro rimaneva regolare.
Terra tremante, sabbie mobili
eppure i miei passi non cambiavano ritmo.
Acque vorticose, correnti gelide
ma i miei occhi restavano asciutti.
Fuochi infernali, fiamme divoranti
eppure il mio cuore batteva inesorabile.

Gocce di cielo, granelli di fuoco
posati su di me, caduti dentro di me.

Venti calmi, aria viva
ma il mio respiro non è abbastanza veloce.
Sabbie assolate, terra viva
eppure i miei passi sono una corsa.
Correnti calde, acqua viva
ma i miei occhi piangono ogni giorno.
Fiamme buone, fuoco vivo
eppure il mio cuore non trova più il suo ritmo.

Un’anima che non trova più le sue membra,
un corpo che non è più il mio.
Anche esso è tuo.

Mente


Un pensiero fisso
dolore atroce.
Un ricordo continuo
scaturito nell’apatia.
Un’anima, vortice e mare calmo
E tu, corrente inconsapevole
della mia mente.

mercoledì 17 agosto 2011

Fuoco


Un tenero peso, un dolce calore,
cullato fra le mie braccia come un bambino
è il mio affetto per te.
Ma poi eccolo accendersi,
una fiamma vivida che mi scorre nel petto
e mi brucia scivolando fino al mio ventre.
Un affetto che hai trasformato in fiamma,
una passione che è tornata dolce calore.
E ora di cenere son fatta,
e anche essa è tua.

Acqua


Piccoli rintocchi su un pezzo di stoffa,
echi di dolci parole.
Piccole gocce di un elemento,
echi di dolci sguardi.
Una lieve pioggia, ricordo di te,
acqua sul mio viso,
un viso che non è più lo stesso
perché da tempo, troppo tempo,
i tuoi occhi non si posano più su di esso.

sabato 13 agosto 2011

Terra


Da quel benedetto monte a est,
terra dei tuoi avi, testimone della tua matura età.
A quella cima stellata a ovest,
occhio indiscreto su una passione nascente.
Dalle consuete spiagge a sud,
indifferenti spettatrici di un dolore divorante.
Alle sacre spianate a nord,
imperiali tramiti di una fiamma mai accesa.
Vago col pensiero in cerca di un tuo segno,
ricerco il luogo dove mi inginocchiai accanto a te,
ma nulla ti sei lasciato dietro.
Nulla mi rimane se non questo pugnale,
inchiostro e grafite,
con cui tengo aperti gli unici segni che hai lasciato per me.

giovedì 11 agosto 2011

Aria


Mi sfiori
e lasci sulla mia pelle un’impronta incandescente.
Mi parli
e il mio orecchio registra quella calda vibrazione.
Un alito di vento
e il tuo odore entra a far parte di me.
Ma ora né tocco, né voce,
né profumo che cerco nell’aria.
Inspiro
acqua, sole, terra,
perfino l’aria ha un odore tutto suo,
Ma tu sei perso
e io non respiro più.

Elements


“Se la poesia non viene naturalmente come le foglie vengono ad un albero, è meglio che non venga per niente.”
                                                                         J. Keats
Niente è più vero di questi versi, ma a volte sentiamo il bisogno di trovare le parole, per liberarci di un peso, per capire veramente noi stessi. A volte queste parole sono di altri, una canzone, una poesia, un film; a volte non sono mai abbastanza giuste.
Elements nasce da una teoria, insieme di teorie antiche, su come il mondo sia “costruito”. Sei elementi: aria, terra, acqua e fuoco sono quelli naturali, presenti in molte filosofie occidentali e orientali; mente, precedentemente chiamato “soffio di strega”, l’anima, qualcosa di necessario per il controllo degli altri elementi; infine corpo, l’unione degli altri cinque ma allo stesso tempo elemento indivisibile. E quindi ecco il mio mondo:

“E ora di cenere son fatta,
e anche essa è tua.”

venerdì 5 agosto 2011

Lilith


Una luce immensamente brillante
Terribile per una creatura della notte.
Un demone del cielo
Al cospetto della vergine nera.

Perché è qui a interrompere
la mia immortale solitudine?
Perché si mostra alla signora dell’aria,
Della desolazione e della distruzione?

Mi mostra la sua forma umana
Pur non nascondendo la sua essenza divina.
Gli mostro la mia essenza demoniaca
Nascondendo la mia forma umana.

Non posso quasi sopportarne la perfezione
Da troppo tempo non vedo occhi in cui Egli si specchia.
Ma noto il suo sguardo
Occhi di cielo in occhi di fuoco.

Si avvicina a me
Le sue ali quasi si intrecciano alle mie.
I suoi capelli riflettono sui miei
Oro d’angelo su rubino di demone.

Ne intuisco i pensieri, la sua ricerca:
La mia umanità persa .
Crede di vederne un bagliore,
Ma l’ho lasciata nell’Eden insieme alla speranza.

E poi le sue labbra si muovono
“Lilith”, il mio nome.
Terrore, tremito, stridore
Ma non questa volta.

Anche la più terribile delle maledizioni
Esce come canto dalla sua bocca.
Ma non c’è solo delicatezza e pace,
Una melodia fatta di luce e oscurità.

Quando ho incontrato Lilith la prima volta ne sono subito rimasta affascinata, pur non conoscendola, pur non sapendo la sua storia mi ha rapita. Da mesi ci lavoro, faccio ricerche, e anche quando me ne dimentico essa torna prepotentemente tra i miei pensieri. E’ una figura oscura, frutto di tradizioni orali, da quella mesopotamica all’Ebraismo, fino alle religioni pagane più moderne. Quando pensavo a lei vedevo una figura bellissima e tremenda, da cui tutti ti mettono in guardia, e così volevo dipingerla, “una vergine nera dai capelli e gli occhi di fuoco, figlia di Satana, demone senz’anima”, ma quando alla fine l’ho fatto ho voluto descrivere la sua anima, nera e terribile, ma pur sempre anima. Forse in questo modo ho messo un po’ di me in lei, forse l’ho resa troppo umana, degradandola, ma non posso fare a meno di pensare alla sua immortale solitudine, lei che prima di Eva vide Dio, che prima di Eva disubbidì, lei che non ebbe mai un corpo e la mortalità. Non sono così presuntuosa da credere di capire cosa voglia dire essere colei che Lucifero stesso scelse per generare le umane passioni, ma posso capire cosa voglia dire sentire l’oscurità e sentire la luce venir meno, così come so cosa vuol dire sentire la luce che ti rischiara il viso dopo tanta oscurità.

Se l’angelo non è stato reale per Lilith, lo è per me.
Una luce che insieme alla mia oscurità crea una melodia.